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Omaggio a Dante 13, 20 e 27 novembre ore 21,00 Sala Civica E. Longoni
13/11/2015



13 novembre 2015
PAOLO CHIESA (Università degli Studi di Milano)
LA‘MONARCHIA’. L’OPERA“PROIBITA”DI DANTE
Nel trattato intitolatoMonarchia Dante espone le sue tesi sulla forma digovernomigliore per l’umanità: è quella esercitata da un unico sovrano, rappresentato dall’imperatore, cui Dio ha affidato tale compito.Egli distingue inoltre in modo chiaro le sfere di influenza del potere politico e dell’autorità religiosa, contestando il diritto rivendicato dal papato di condizionare l’azione dell’imperatore.Le sue argomentazionisi sviluppanoseguendo il metodo ‘scientifico’ dell’epoca, quello del ragionamento sillogistico, e poggiano su alcuni dei temi-chiave della concezione dantesca: l’unità degli uomini, la loro comune condizione, la ricchezza che deriva dalla conoscenza, la giustizia legata alla verità. Dante considerava laMonarchiaun’opera di straordinaria importanza, attraverso la quale avrebbe potutorealizzare il suo compito di intellettuale a servizio del bene comune; ma a causa delle idee che vi erano espresse, contrarie alle posizioni dottrinali dominanti, essa venne ben presto condannata dall’autorità ecclesiastica, e rimase all’indice fino all’Ottocento

20 novembre 2015
PIERANTONIOFRARE (Università Cattolica di Milano)
FORME DEL MALE NELL’‘INFERNO’DI DANTE
Per descrivere il male, e in particolare la sua incarnazione prima e principale, cioè Lucifero, Dante fa affidamento non sulle figure di antitesi, come di solito si dice, ma sulla parodia. Questo perché il male non ha la stessa dignità del bene, ma ne costituisce una contraffazione mal riuscita: una parodia, come si vede benissimo appunto in Lucifero.

27 novembre 2015
EDOARDO FUMAGALLI (Université de Fribourg–Suisse)
DANTE E SAN FRANCESCO
L’episodio del canto XI del Paradiso ha per protagonista un assente: Francesco d’Assisi, infatti, non si manifesta a Dante, ma è il domenicano Tommaso d’Aquino a parlare di lui. Questo fatto permette un’ampiezza di prospettiva che forse non sarebbe stata possibile se il colloquio avesse avuto per protagonista il Poverello, perché l’umiltà stessa di Francesco gliavrebbe impedito di parlare a fondo di sé e della propria esperienza. Del resto occorre domandarsi: il canto XI presenta una biografia del santo? Sì, secondo molti: e tuttavia è possibile sollevare qualche dubbio. Una biografia serve per illustrare a tutto tondo un personaggio, mentre qui vengono messi in luce alcuni elementi, e altri vengono accennati o addirittura taciuti. La proposta che emergerà è di vedere nel celebre ‘ritratto’ tracciato da Tommaso d’Aquino la sottolineatura di ciò che doveva servire al pellegrino che è Dante, di ciò che poteva essergli utile per portare a termine il compito che gli era stato affidato. In questa prospettiva le parole del teologo domenicano non sono un elogio generico di Francesco, ma piuttosto il legame stretto tra Francesco e Dante, tra la missione dell’uno e quella dell’altro: un incontro di persone, insomma da maestro a discepolo.

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